venerdì 16 agosto 2013

Tecniche Stereofoniche


Tecniche Stereofoniche di Ripresa
........OSS, ORTF, NOS, Faulkner, Blumlein o Stereosonic, ..(!!???).....Coincidenti o Quasi Coincidenti, M/S, Distanziati....(!!!?) : parole che pochi conoscono, sigle e nomi che stanno a significare una lunga serie di tecniche di registrazione stereofoniche molto importanti e utili per chi opera nel campo della registrazione professionale e no. Fondamentale, a mio avviso, conoscerle ed imparare ad usarle.

Possiamo classificare le tecniche stereofoniche in:

Microfoni distanziati (Fig. 1)
Microfoni coincidenti (Fig. 2)
Microfoni quasi coincidenti (Fig.3)
  
               




La Fig. 4 illustra i diagrammi polari dei microfoni. Sarà indispensabile conoscerli per comprendere meglio le varie tecniche stereofoniche. La polarità (Polar Pattern) sta a significare la diversa risposta del microfono (livello d’uscita) secondo l’angolo d’incidenza dei suoni che ad esso arrivano.




Si possono ordinare i microfoni in due gruppi:

Omnidirezionali (a pressione)

















Direzionali (a gradiente di pressione)
A loro volta, i microfoni Direzionali, si distinguono in:


Cardioide 














Supercardioide
Ipercardioide


Bidirezionale (figura ad otto)



TECNICHE CON MICROFONI COINCIDENTI


Due microfoni Cardioidi angolati a 90° (Fig. 6).

Daranno un’immagine stereofonica alquanto ristretta riproducendo la riverberazione dell’ambiente prevalentemente al centro dei monitor.



Due microfoni Cardioidi angolati a 135° (Fig. 7).

L’estensione stereo sarà più ampia e la riverberazione diffusa in modo uniforme.



Due microfoni Cardioidi angolati a 180° (Fig. 8).

Daranno un suono centrale più sfuocato e sarà esaltata la riverberazione ai lati estremi dei monitor.



Blumlein o Stereosonic (Fig. 9).

Questa tecnica, inventata negli anni trenta dall’inglese Alan Dower Blumlein, usa due microfoni bidirezionali (figura ad otto) coincidenti angolati a 90°. Si avrà un’ottima localizzazione degli strumenti nello spazio stereofonico, un’accurata estensione della riverberazione ed un reale senso della profondità.



M-S (mid-side) (Fig. 10).

Vengono usati due microfoni, uno centrale cardioide (M) in asse con la sorgente sonora ed un bidirezionale (S) con le capsule rivolte ai lati. Il segnale M viene assegnato al centro, mentre il segnale S viene sdoppiato ed assegnato uno a sinistra e l’altro a destra, quest’ultimo con la fase invertita. Si avrà cosi: canale sinistro = centrale + laterale (L=M+S), canale destro = centrale – laterale (R=M-S). Il sistema e assolutamente monocompatibile, questo è un gran vantaggio quando il programma registrato viene trasmesso in TV o Radio. Interessante la spazialità e la quantità di riverberazione dosabili aumentando o diminuendo i due canali laterali. Forse, al suono prodotto dalla tecnica M-S, manca un po’ di calore rispetto alle altre tecniche.



TECNICHE CON MICROFONI QUASI COINCIDENTI

ORTF (Ufficio della Radiodiffusione e Televisione Francese) (Fig. 11 e 12).

Questa tecnica usa due microfoni cardioidi angolati a 110° e distanziati in orizzontale di 17
o 20 cm. Bilanciamento del fronte sonoro e definizione dell’immagine sono le peculiarità di questo sistema di ripresa.



NOS (Fondazione Olandese per le Trasmissioni) (Fig. 13).

Vengono usati due microfoni cardioidi angolati a 90° e distanziati di 30 cm. Il sistema NOS offre una maggiore estensione stereofonica rispetto all’ORTF.



Sistema Stereo 180° (Fig. 14).

Tecnica sviluppata da Lynn T. Olson, usa due microfoni ipercardioidi angolati a 135° e distanziati orizzontalmente di 4,6 cm. Questa soluzione offre una buona definizione stereofonica ed un’accurata localizzazione degli strumenti.



Faulkner (Fig. 15).

Tony Faulkner usa due microfoni bidirezionali (figura ad otto) rivolti verso la sorgente sonora paralleli e distanziati di 20 cm. Se posizionati ad altezza dell’orecchio umano e ad una discreta distanza dall’assieme strumentale, si ottiene un equilibrio molto naturale tra spazialità e definizione dell’immagine.



OSS (Optiml Stereo Signal) (Fig. 16).

Denominata anche Jecklin disk dal nome del suo inventore, questa tecnica usa due microfoni omnidirezionali distanziati di 16,5 cm e separati da un disco rivestito di gomma piuma di 28 cm di diametro. Il sistema, posizionato relativamente vicino alla sorgente sonora, crea una riproduzione molto definita e naturale, dovuta al fatto che il disco accentua le caratteristiche di direzionalità all’aumentare della frequenza, come avviene per l’orecchio umano.




TECNICA CON MICROFONI DISTANZIATI

Sono usati prevalentemente due o tre microfoni omnidirezionali posti, su di una linea parallela, frontalmente alla sorgente sonora. La distanza tra essi può variare da 90 cm a 3 mt e nel caso di tre microfoni a 1,5 mt uno dall’altro (Fig. 5). Questa tecnica darà un suono molto caldo e piacevole, ma potrebbero verificarsi delle controfasi soprattutto alle basse frequenze, ed inoltre l’immagine stereofonica non sarà estremamente chiara.



Queste le più significative tecniche di Microfonaggio Stereofonico. E’ ovvio che angolazione, distanza, altezza e posizionamento andranno di volta in volta valutati e calibrati, secondo il genere musicale, l’ambiente in cui si registra ed il proprio gusto.


Nessun commento:

Posta un commento